Trinità – Masaccio – Analisi

Analisi dell’affresco “Trinità” di Masaccio, situata nella terza campata della navata sinistra della basilica Santa Maria Novella a Firenze.

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Questo dipinto presenta alcune peculiarità: è l’ultima opera realizzata da Masaccio prima della sua prematura scomparsa, e la prospettiva è impiegata al fine di misurare e rendere comprensibile lo spazio.

L’ultimo restauro ha elimitano le incrostazioni di nerofumo, causato dalle candele, ed ha riportato alla luce le linee di costruzione incise sull’intonaco.

L’affresco presenta una struttura narrativa prospetticamente ripartita su più piani. Tale tecnica crea una particolare effetto di profonditò spaziale, come se la cappella non fosse solamente dipinta, ma scavata nella parete retrostante.

In primo piano, in basso, è raffigurato un sarcofago con sopra uno scheletro. La scritta “Io fu’ già quel che voi sete e quel ch’i’ son voi ancor sarete” allude simbolicamente alla transitarietà della vita terrena, indicando che la fede e la preghiera sono gli unici mezzi per arrivare alla vita eterna. Sopra, su una predella sorretta da quattro colonnine binate con capitelli corinzi, sono rappresentati in ginocchio i due anonimi committenti. Successivamente si apre la cappella vera e propria. Qui sono rappresentati in piedi San Giovanni, con le mani giunte, e Maria, che si rivolge allo spettatore con uno sguardo severo, indicando con la destra il figlio.

Cristo, dalla robusta e tozza corporatura, è simbolicamente sorretto alle spalle da Dio, che si colloca in terzo piano, al vertice più alto della piramide compositiva. Tra i volti di Gesù e del Creatore, è rappresentato lo Spirito Santo, sotto forma di una candida colomba. Essa è colta naturalisticamente in atto di calare in volo verso il basso.

La monumentalità dei personaggi è ben resa dal pesante panneggio dei mantelli, i quali contribuiscono a creare volumi forti e precisi, quasi si trattasse di sculture a tutto tondo piuttosto che essere sempliceme figure dipinte. Le decise volumetrie scandiscono fisicamente i vari piani, stabilendo anche una gerarchia crescente di valori: dalla morte del corpo (lo scheletro), grazie all’intercessione (San Giovanni e Maria) e alla preghiera (i due committenti), fino alla salvezza dell’anima e alla sconfitta della morte (la Trinità).

E’ l’architettura il particolare più originale di quest’opera: la cappella infatti è introdotta da una coppia di paraste corinzie, che sostengono una trabeazione dell’architrave ripartito. Alle paraste sono accostate colonne ioniche, sormontate da un arco che è tangente all’architrave soprastante. Delle decorazioni circolari occupano lo spazio dei timpani e sono contemporaneamente tangenti all’arco, all’architrave e ai capitelli delle paraste. L’interno della cappella è coperto da una volta a botte cassettonata, poggiante su potenti architravi, a loro volta sostenuti da quattro colonne ioniche. L’arco frontale si ripete specularmente sul fondo dell’affresco, al di sopra di una piccola abside.

 

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