Analisi della facciata della basilica fiorentina di Santa Maria Novella, commissionata a Leon Battista Alberti dal ricco mercante locale Giovanni Ruccellai.
La facciata era già stata parzialmente registrata durante il periodo trecentesco: nella porzione inferiore, prima della rielaborazione ad opera dell’Alberti, erano presenti i porlati laterali, i profondi archi acuti con le tombe gotiche e le alte arcate cieche. L’architetto dovette quindi trovare il modo per armonizzare il vecchio al nuovo. In questa parte inferiore egli limitò il suo intervento alla realizzazione di un arco a tutto sesto, incorniciato da due semicolonne corinzie su alti piedistalli. L’arco introduce ad una breve volta a botte cassettonata che poggia su supefici murarie scendite da coppie di lesene scanalate, a imitazione del l’ingresso del Pantheon. Le semicolonne vennero riproposte, nelle due estremità della facciata, affiancate alle paraste d’angolo. Le paraste sono rivestite da fasce orizzontali di marmo alternativamente verdi e bianche, ricordando i pilastri angolari del romanico battistero fiorentino di San Giovanni.
L’alto attico fra l’ordine inferiore e susperiore segna l’inizio della realizzazione completamente quattrocentesca: per l’intera altezza della navata centrale, la porzione superiore della facciata venne organizzata come un tempio classico testratilo. Quattro paraste corinzie, dalla tipica zebratura marmorea, sorreggono una trabeazione al di sopra della quale poggia un timpano. Due ampie volte riccamente e minutamente ornate raccordano l’ordine superiore all’attico nascondendo gli spioventi del tetto delle navate laterali.