Terreni caratterizzati da carenza di basi ed un’eccessiva presenza di ioni H+, Al nella soluzione del suolo e nei complessi di scambio. Se il ph è molto basso, vengono compromesse le attività di nutrizione delle piante. L’acidificazione di un terreno è causata principalmente da un elevato tenore di Si e Al nelle rocce che hanno generato il suolo, dalle condizioni atmosferiche e dalla pedogenesi. Anche le piante sottopongono il terreno ad una lenta acidificazione, anche se in maniera non troppo rilevante. Esse rilasciano ioni H+ nella soluzione suolo durante i processi di scambio. Questa acidificazione è spesso contrasta dal potere tampone del suolo.
Nei suoli acidi l’adsorbimento sugli scambiatori di ioni H+ è favorito dalla sua alta affinità elettronica (maggiore delle basi) e dalla sua alta concentrazione. Entra nello strato di Stern e per cui diventa difficilmente scambiabile. L’Al3+ che si trova in soluzione a ph bassi si solubilizza in composti tossici. Le basi di scambio nella soluzione del suolo sono quindi esposte maggiormente alla lisciviazione. In ambienti fortemente acidi, l’assorbimento di N, P, K, S viene sfavorito tramite una maggiore insolubilizzazione. In questi ambienti aumenta la solubilità di altre sostanze come Fe, Cu e Ni che in quantità eccessive sono tossiche in soluzione. La bassa presenza di Ca nel suolo, lo rende meno stabile e viene favorita la flocculazione. Inoltre l’acidità del suolo presuppone l’inibizione della decomposizione della sostanza organica da parte dei batteri.
Per cercare di correggere un suolo acido si usa il calcio, sotto forma di carbonato di calcio, poiché molto affine per le superfici di scambio. Il Ca2+ si sostituisce all’Al, il quale si lega all’anione idrossido OH-, precipitando e subendo una neutralizzazione della carica. Viene poi lisciviato con le piogge. Non è molto utilizzato perché è un processo costoso e inquinante.