Si parla di inquinamento atmosferico quando la composizione dell’aria a livello locale è diversa da quella media dell’atmosfera, con ripercussioni chimiche, biologiche e fisiche (temperatura) sull’ambiente. Esso avviene principalmente per sversamento nell’aria dei prodotti della combustione, quali CO₂, ossidi di zolfo e di azoto, e dei processi industriali, quali ozono, IPA, PCB, ecc…
In base all’area di ripercussione, l’inquinamento si classifica come:
- Locale: sostanze contaminanti direttamente immesse nell’ambiente (inquinanti primari, quali CO, NO e NO₂, SO₂ e SO₃, idrocarburi) oppure derivati nocivi ottenuti in seguito a reazioni chimiche spontanee (inquinanti secondari) hanno ripercussione dirette sull’ambiente. Pericolose sono le particelle fini (PM, particolato), soprattutto di diametro inferiore ai 1/10 di micron (nano-polveri), in quanto sono in grado di raggiungere direttamente gli alveoli polmonari, e raggiungere i tessuti. Sono fenomeni di inquinamento locale lo smog fotochimico, ovvero la formazione di inquinanti secondari per effetto della luce. Anche l’ozono è un inquinante, nel momento in cui è di origine antropica ed è presente nella troposfera anziché nella stratosfera.
- Regionale: gli ossidi di zolfo (SO₂ e SO₃) e di azoto (NO e NO₂), combinandosi con il vapore acqueo, formano acidi aggressivi come l’acido solforico e l’acido nitrico, che con le precipitazioni cadono al suolo danneggiando le piante, secondo il fenomeno delle piogge acide. Le piogge acide provocano anche la degradazione di monumenti storici e l’acidificazione dei laghi.
- Scala globale: ne è un esempio l’inquinamento radioattivo, per il quale particelle radioattive rilasciate da un disastro nucleare, a causa dei venti, contaminano vaste aree geografiche. Le particelle radioattive causano tumori, aborti e malformazioni fetali. Altre manifestazioni globali dell’inquinamento atmosferico sono il buco dell’ozono e l’effetto serra.
Buco dell’ozono
È il progressivo assottigliamento dell’ozonosfera, fino alla vera e propria scomparsa sopra all’Antartide in primavera, a causa dell’inquinamento atmosferico. La degradazione dell’ozonosfera permette il passaggio di maggiori quantità di raggi ultravioletti, con maggiori rischi per l’uomo di melanomi. Le sostanze responsabili del degradamento ozonosferico sono detti ODS (Ozone-Depleting Substances): cloroflorocarburi (CFC e HCFC) ed il triclorometano ne sono un esempio. Sono molto stabili ed in atmosfera si scindono per fotolisi, formando radicali liberi che danno una reazione a catena.
Cl· + O³ => ClO· + O₂
2ClO => ClO – ClO
ClO – ClO + luce => 2Cl·
Aumento dell’effetto serra
È l’aumento del fenomeno dell’effetto serra causato da immissione nell’atmosfera di gas serra di origine antropogenica (CO₂, H₂O, CH₄, O₃, N₂O, O₃). L’acqua è responsabile per il 70% dell’effetto serra, seguita dalla CO₂. L’aumento dell’effetto serra ha un enorme impatto sulla criosfera, che costituisce il 20% della superficie terrestre ed è fondamentale in quanto condizione le temperatura troposferica e la circolazione oceanica.
IPCC
L’Intergovernamental Panel on Climate Change è un istituzione fondata nel 1988 che si occupa di fornire una chiara visione delle attuali conoscenze relative ai cambiamenti climatici e le conseguenze che essi possono avere.
Rapporto del 2013
Il riscaldamento globale è una certezza e l’uomo ne è responsabile, in quanto è aumentata la concentrazione di gas serra, il forcing radiativo (energia entrante nella Terra – energia uscente) è positivo e l’aumento della temperatura è chiaramente riscontrabile.
La CO₂ nell’atmosfera è aumentata considerevolmente dalla Rivoluzione Industriale in poi, e parallelamente è cresciuta costantemente la temperatura media globale. Oltre all’immissione di CO₂, dall’attività antropica è stato causato anche l’aumento del protossido d’azoto (NO₂, usato per concimare) nell’atmosfera. Inoltre, l’aumento della temperatura ha causato lo scioglimento di parte del permafrost, ha liberato nell’aria il metano (altro gas serra) intrappolato nel ghiaccio.