In questo articolo parlo brevemente della tesi di Parmenide e dei paradossi di Zenone, uno dei suoi discepoli di maggior rilievo.
(busti marmorei di Parmenide e Zenone)Parmenide di Elea
, antico filosofo greco, sosteneva che l’achè del mondo (ovvero ciò che accumuna tutto) fosse l’ “essere”. La casa “è”, la terra “è”, il cosmo intero “è”. Ma ciò non vale solo per elementi concreti: “Harry Potter è”, l’ “Uomo Nero” è, ecc…
L’ “essere” stesso “è”, di conseguenza il “non essere non è”; l’ “essere” è eterno, ovvero non è mai nato e ci sarà sempre; l’ “essere” è unico, ovvero non esiste la molteplicità…
Ci sarebbero altre caratteristiche/conseguenze di questo ragionamento (per maggiorni informazioni c’è sempre wikipedia), ma preferisco concentrarmi su un ultima peculiarità: l’ “essere è immutabile”, di conseguenza il movimento non esiste.
I discepoli della scuola di Elea erano soliti confutare le tesi altrui per assurdo, in modo da confermare l’esistenza dell’essere. Fu cosi che Zenone elaborò alcuni paradossi, in contrapposizione alla contemporanea teoria di Eraclito, nei quali cercava di confutare il movimento:
Primo paradosso: “Lo stadio”
Il primo argomento contro il movimento è quello sullo stadio.
Non si può raggiungere l’estremità di uno stadio prima di avere raggiunto la metà della distanza, e prima ancora la metà della metà, la metà della metà della metà… così all’infinito. Di conseguenza non si finirà mai compiere il tragitto.
Secondo paradosso: “Achille e la tartaruga”
Uno dei paradossi di Zenone più famosi.
Se Achille, detto “piè veloce”, venisse sfidato da una tartaruga nella corsa e concedesse alla tartaruga qualche piede di vantaggio, egli non riuscirebbe mai a raggiungere la tartaruga, perchè nel momento in cui egli arrivasse alla posizione occupata dalla tartaruga, nel frattempo esse si sarebbe spostata, rimanendo comunque in vantaggio.
Terzo paradosso: “La freccia”
Il concetto di questo paradosso è opposto a quello del secondo.
Una freccia, scagliata da un arciere, occupa in ogni istante lo spazio per la sua intera lunghezza, ma poichè il tempo è fatto di istanti, la freccia sarà sempre ferma.
Quarto paradosso: “Moti infiniti”
In questo ragionamento Zenone precede la teoria della relatitivà di Einstein.
Consideriamo quattro soggetti: Tizio, Caio, Sempronio e Pippo. Tizio è fermo rispetto a Caio, che corre a 20km/h rispetto a Sempronio, che cavalca il suo destriero a 35 km/h rispetto a Pippo. Tralasciando la verosimilità dei dati, risulta che Tizio si muove contemporaneamente a 0 km/h, a 20 km/h e a 55 km/h (20+35). Ma ciò non è possibile, per cui il moto (almeno quello assoluto) non esiste.
Questi paradossi appaiono più o meno verosimili (o meglio stupidi), ma nel tempo si sono rivelati utili per la stesura di importanti teorie, come ad esempio la teoria della relatività, già citata nel paragrafo soprastante.
Rilevo una similitudine tra l’ultimo paradosso di Zenone e quello di Einstein circa il passeggero che si muove nel treno che corre ad alta velocità.