Il DNA ricombinante
Con il DNA ricombinante è possibile manipolare i geni, ponendo le basi dell’ingegneria genetica.
Per arrivare ai risultati odierni, si è svolto un lungo e laborioso percorso di ricerca e sviluppo delle tecnologie. La transgenesi, ovvero lo spostamento di geni da una specie all’altra, è una tecnica oggi utilizzata nella ricerca biomedica e nell’agricoltura. Essa è possibile grazie alla profonda unitarietà dell’organizzazione molecolare.
Per manipolare il DNA, sono inazitutto necessari dei mezzi per scomporlo e ricomporlo a piacimento. Un passo fondamentale in questa direzione venne fatto da Werner Aber che negli anni ’60, studiando un’infezione di Eschierichia coli da parte del fago lamba, indivduò il fenomeno della restrizione. In pratica, il batterio impediva la crescita del fago attraverso un particolare enzima detto di restrizione o endonucleasi. Questa categoria di enzimi, in grado di tagliare il DNA in specifici siti di 4-6 nucleotidi (siti polindromi), scomponevano il DNA del fago, limtandone l’effettività. Il DNA del batterio non veniva liso in quanto il suo DNA, quando sintetizzato, va incotro alla metilazione, ovvero si legano dei CH₃ a adenina e citosina.
I frammenti ottenuti dalla lisi del DNA mediante un enzima di restrizione, si dicono frammenti di restrizione.
Accenno storico: nel 1972 Paul Berg, utilizzando due virus, uno batterico e uno di mammifero, trattandoli con l’enzima di restrizione EcoR1, ottenne una molecola di DNA chimerico (o ricombinante). Boyer, successivamente, trattò con l’EcoR1 sia del DNA che del DNA plasmidico, portandoli alla complementarietà. Li riunì quindi tra di loro e li inserì in una cellula di E.Coli. In questo modo, riuscì ad ottenere una replicazione del DNA di interesse.