Analisi della Cappella de’ Pazzi, attribuita a Brunelleschi e realizzata all’interno del chiostro della Basilica di Santa Croce, su commissione di Andrea de’ Pazzi.
L’edificio è stato completato in una larga fascia di tempo, tanto che la costruzione si è conclusa tempo dopo la morte di Filippo. L’ambiente principale, basato sulla forma quadrata, si dilata in un rettangolo la cui copertura comprende una cupoletta emisferica centrale e due volte a botti laterali. Internamente vi è una scarsella, simile a quella della Sagrestia Vecchia, mentre la copertura dello spazio esterno replica quello dello spazio interno, anche se di dimensioni minori.
La facciata, incompleta, deve essere stata realizzata dopo Brunelleschi, perchè quest’ultimo mai utilizzava colonne architravate. Essa si può dividere in due parti: quella inferiore, comprendente un porticato delimiato da colonne corinzie trabeate, mentre quella superiore, formanta da una parete piena, è ornata da riquadri, delimitati da coppie di parestine che sostengono una trabeazione con fregio stigilato.
La superficie del tetto è costituita da un rivestimento tronco-conica, rivestita di squame di laterizio, e sovrastante una cupola. Le nervature che la percorrono verticalmente altro non sono che la parte visibile di lamine murarie, simili ad archi rampanti, che convergono verso il centro. La copertura termina con una lanterna, sostenuta da sei colonnine, dalla forma concavo-convessa e con scanalature che convergono, ruotando, al centro del cupolino.
Date le innumerevoli incongruenze con lo stile Brunelleschiano e la grande quantità di difetti, si penserebbe di attribuire l’opera non a Filippo, ma all’architetto Michelozzo di Bartolomeo.