Il dipinto “Atalanta e Ippomene” fu realizzato da Guido Reni intorno al 1618-1619. Esso si rifà al mito di Atalanta. giovane e velocissima, ha deciso che solo chi riuscirà a batterla in una gara di corsa potrà sposarla, ma chi ci prova e perde, viene ucciso.
Solo Ippomene riesce a vincere, lasciando cadere lungo la strada tre mele d’oro, dategli da Afrodite, che incuriosiscono Atalanta. Essa si ferma a raccoglierle e perde tempo, dando quindi la possibilità a Ippomene di vincere.
La luce non naturale, proveniente da sinistra, ha il compito di costruire i volumi dei corpi, che risaltano dallo sfondo, il quale ancora è illuminato da un ultimo bagliore di sole all’orizzonte.
La composizione si fonda su una griglia di diagonali incrociate: quelle del rettangolo dell’intera tela e quella di due immaginari rettangoli più piccoli in cui esso si divide. Inoltre entrambe le figure sono concepite all’interno di due triangoli aventi lo stesso vertice. La fredda geometria viene però mitigata dal chiaroscuro che si forma sui corpi e dal gioco sensuale che fanno i drappi, coprendo il sesso di entrambi i giovani.