Gli anticorpi sono proteine terziarie prodotte dai linfociti B, in particolare dalle plasmacellule. Essi hanno specificità verso un solo epitopo (ovvero una sequenza di amminoacidi, detta antigene, presente sull’agente patogeno).
Coltivare i linfociti B in vitro è impossibile, in quanto essi muoiono praticamente subito.
Gli anticorpi monoclonali invece, si possono produrre attraverso gli ibridomi:
- Si prende un topo che viene immunizzato, iniettando l’antigene di cui voglio l’anticorpo.
- Si induce un tumore alle plasmacellule (“Mieloma multiplo”).
- Si prelevano le plasmacellule tumorali e linfociti B dalla milza.
- Si combinano i linfociti B (i produttori di anticorpi) con le cellule tumorali (che si duplicano all’infinito), dando origine all’ibridoma.
Gli anticorpi monoclonali sono chimerici: ovvero si ottengono per sostituzione delle sequenze del DNA del topo con sequenze umane (dal 70% al 90%, oltre il quale si dicono umanizzati, fino ad arrivare alla completa sostituzione). Gli anticorpi così ottenuti permettono di rilevare nei campioni biologici la presenza di agenti patogeni o marcatori tumorali (molecole specifiche di un tumore), come ad esempio i tumori alla prostata o al fegato con il “Gadolinio 157 0 159” e l’”RMN”.
Essi vengono coniugati a farmaci antitumorali o radioisotopi in modo da attaccare solo le cellule del tumore.
In questo modo, ne consegue:
- La produzione di nuovi vaccini: come i vaccini intelligenti, che di avere direttamente l’antigene da immettere nell’organismo e non l’agente patogeno, eliminando il rischio di contagio. Così è stato realizzato il primo vaccino contro epatite B, ma anche quello per la difterite, la meningite batterica e la pertosse.
Sviluppo della farmacogenomica:
la branca che studia la risposta di ogni organismo allo stesso farmaco sull’analisi dell’impronta genetica dell’individuo stesso.